Autore: parcostagioni

gara velocipedi

Memorie di velocipedi e grandi imprese: i regali del Parco!

“Venghino Signori, venghino! Illuminazione fantastica, fuochi artifiziali, ballo popolare e concerto musicale!” È l’ora del tè di una domenica di sole, ma non è una domenica come tutte le altre. Siamo al Pubblico Giardino di Pordenone, in sella al nostro velocipede per partecipare alle tanto attese Corse Internazionali! È il 5 agosto 1888.

Il Parco ci riconsegna un altro regalo, un ricordo lontano… ed è subito festa! Il vento ci ruba il cappello e anche i cattivi pensieri e con la musica fischiettiamo allegri.

gara velocipedi

È volato chissà da dove e giaceva indisturbato nel bel mezzo del Parco, scommettendo su quanti giorni ci sarebbero voluti per essere notato!

Un altro scrigno di regali antichi è stata la soffitta della Villa, la nostra “Vecchia Signora”. E quanti sogni ci abbiamo trovato! Alcuni impressi su carta come questo, di un uomo o di una donna… chi lo sa! Cavalli e cavalieri, briglie e stendardi. Alla caricaaaaaa!

Altri ricordi ci parlano di grandi imprese che richiedono una buona dose di salute ed energia. Pancrinol e Antitussol in quantità: una riserva di bottigliette da rimettere in forze un esercito intero ☺

E per oggi è tutto, un saluto dal Parco!

Fatti memorabili della settimana passata

Questo viaggio ci ricorda ogni giorno che la meraviglia è dietro l’angolo! Ogni giorno, senza la necessità di impegnarci a cercarli, ci accadono fatti per i quali stupirsi ed essere grati. Ecco 3 avvenimenti memorabili della settimana appena trascorsa!

Nr 1. Il mistero del messaggio ai posteri! Da alcuni giorni, dove le travi portanti del nuovo tetto s’incontrano, riposa una bottiglia contenente un biglietto. È il nostro messaggio che tra secoli e secoli qualcuno raccoglierà! Una tradizione, tipica nelle opere di restauro di questa entità, che abbiamo scelto di mantenere. Curiosi di sapere che c’è scritto?! Non resta che puntare all’immortalità… o fare affidamento alla fantasia!

(Ecco Bruno che ripone il messaggio al sicuro!)

Nr. 2. Noccioli crescono! Si è compiuta la prima potatura dei nostri preziosi noccioli… “capuzzarli al ginocchio!” ecco l’insegnamento del nostro mentore, Luciano Borriero detto “Il Nocciolaro” (maggiori info su Luciano qui). Nel mentre, altre braccia volenterose zappano la terra attorno a ciascuna piantina e fresano il campo perché sia accogliente e generoso.

(Questo è Nicola intento a “capuzzare”)

Nr 3. Una chiacchierata con Albino. Memoria storica di Costabissara, amante della terra e dei suoi frutti, da sempre custode di orti e frutteti e dei più utili consigli per prendersene cura! Ogni parola di Albino è un sorriso per l’anima e un’occasione per arricchirsi.

(Ecco Albino con la sua inseparabile scala)

Ora vedremo quali nuove sorprese ci riserverà il Parco! A presto per aggiornamenti 😉

“Un logo che cambia colore”

A Parco delle Stagioni proseguono i lavori “di sostanza”: ora la Signora di Motta sta autonomamente in piedi e sfoggia in vetta un “quasi tetto” nuovo di zecca! Davanti ai nostri occhi si staglia una struttura che sta prendendo meravigliosamente forma, e nelle nostre teste, in simultanea, la nebbia si dirada e le idee si fanno lucide e organizzate. In questi momenti accade un fatto ricorrente: si viene rapiti da una voglia matta di darsi un tono! In altre parole, è il momento favorevole per il primo passetto verso la costruzione della propria immagine di marca… è tempo di LOGO!

E così assieme al nuovo tetto inauguriamo anche il nuovo logo di Parco delle Stagioni, volendo assegnare un tratto grafico al nostro progetto che sia riconoscibile e distintivo e ci aiuti a trasmettere i valori di quello che stiamo costruendo.

Nasce sotto la direzione artistica del fuoriclasse Giovanni Ongaro che ha saputo riassumere con eleganza i valori di Parco delle Stagioni, con un particolare accento al tema della circolarità, rappresentata con un cerchio pieno come ultima di 4 fasi, le 4 stagioni. Un progetto che vuole crescere, amplificarsi, senza perdere l’ancoraggio alle sue origini, alla sua storia che è rappresentata dalla classicità del carattere tipografico. Il tocco in più è dato dalle cromie, scelte campionando i colori del parco nei vari periodi dell’anno! Un logo che cambia al ritmo delle stagioni.

Il nuovo logo di Parco delle Stagioni

“Restauro e Sartoria” – La Rubrica di Ally, 12° episodio

Buon venerdì cari lettori! Oggi vi parlo di un argomento suggeritomi da Rita Refosco, fan nr 1 di Parco delle Stagioni, che con un suo commento a una foto della nostra pagina Facebook sembra aver letto nella mia mente!

In questo periodo in orto non c’è molto da fare se non raccogliere gli ultimi cavolfiori, quindi mi sono lanciata in un lavoro molto nobile: collaboro in minima parte al restauro della “Vecchia Signora”. L’attività in sé sembra noiosa e un po’ pesante (per me che di carriole non ne ho spinte tante nella vita), ma vista con gli occhi di chi sa sognare e immaginare, si riesce a fare con passione e poca fatica.

Nel raccogliere i coppi per selezionarli e ripulirli immagino allora di essere una sarta, e il tetto si trasforma in un cappello! Passo i coppi uno ad uno e con questo gesto diventano piume, perle, pezzetti di velo; immagino la testa alta e fiera della signora, e del suo cappello cerco di indovinare colore, forma e tipo di stoffa. Dovrà proteggerla dal caldo, dalla pioggia, dalla neve e dal vento, e con i fulmini e le saette sarà ancora più luccicante! Ma non perderà mai la sua funzione: proteggerla e non farle mai reclinare il capo! Così non sono più una manovale. Ora sono un’artista che produce i pezzetti che comporranno le vesti di un capolavoro! La fatica se ne va e sono orgogliosa del risultato che si vede crescere di minuto in minuto: montagne di coppi che piano piano diventano file ordinate pronte a iniziare una nuova avventura sul tetto della villa.

Ma non è finita qui, non ci sono solo i coppi! Appaiono all’orizzonte cataste di mattoni e tavelle. La mia immaginazione torna in aiuto e le trasforma in metri di stoffa voluminosa e cangiante. Con il sole la stoffa si tinge di rosso e con le nuvole diventa di un caldo color mattone, perfetto per un vestito da indossare in ogni occasione! Bene, allora si riparte con la stessa tenacia e determinazione! Ogni mattone trova il suo posto e alcuni di loro prendono la via della rigenerazione sotto nuove spoglie: saranno frantumati e collaboreranno a realizzare un altro progetto. Buona fortuna anche a loro.

Questi elementi costruttivi portano i segni di consuetudini del passato! È stato interessante scoprire che sulle tavelle ci sono i segni di un lavoro antico affidato alle donne; l’ultima fase della lavorazione, infatti, prevedeva che una mano gentile e femminile accarezzasse un lato della superficie del mattone per levigarlo. Dalla foto si vede come resta bene impressa quest’operazione! È stato Ruggero, il capo mastro, a passarmi l’informazione, e da quel momento in poi per me è stato inevitabile ripercorre la superficie di ogni tavella con le mie stesse dita. Mi sembrava di entrare in contatto con l’energia della donna che con la sua mano è come se avesse voluto lasciare un messaggio ai posteri: “Prendetevi cura di questa tavella fino alla fine perché su di essa c’è il sudore di antiche speranze di una vita migliore!”

Ed infine realizzo che ho toccato centinaia di coppi e mattoni, tutti diversi, con impronte diverse… ed ho incontrato una grande umanità svolgendo questo lavoro; ogni pezzo ha la sua identità, la sua unicità, la sua storia. Quanti racconti, lacrime e sorrisi avranno vissuto? Una vera emozione che conserverò nel mio cuore.

Quindi, cara Rita Refosco, ti confermo che in questo ultimo mese ho aiutato a realizzare il nuovo look della “Nobile Signora di Motta”. Che “la Signora” abbia una certa età, a questo punto, è solo un dettaglio!

Ally

Pensieri dal Parco: “il 2021 e la bellezza da condividere”

Sì che è stato un anno complicato, chi mai direbbe il contrario! Questi venti-venti ci hanno soffiato in faccia la loro angoscia lasciandoci anche senza respiro. Ci hanno messi al muro, anzi tra quattro mura. Così abbiamo provato il senso dell’incertezza per il domani.
 
Perché il domani bisogna poterselo immaginare… e per farlo servono sogni nell’aria e progetti sul tavolo, i quali non sopravvivono senza persone che parlino di loro, li colorino di particolari e sfumature per renderli vivi e pulsanti. Sogni e progetti hanno bisogno di movimento, scambio, relazione e vicinanza.

La notizia incredibile è che, nonostante le strane circostanze, a noi tutto questo non è mancato, al punto che il venti-venti ha segnato per noi l’inizio di un’avventura sotto il segno del cambiamento: abbiamo visto un’intricata sterpaglia e un ammasso di macerie trasformarsi in un luogo intriso di bellezza e di potenzialità; una casa ritrovare la sua stabilità e la terra farsi generosa di frutti; lavorando insieme abbiamo rafforzato legami e ricevuto l’affetto di nuovi amici, con i loro gesti quotidiani di presenza e riconoscenza; ci siamo messi alla prova, in quanto gruppo di persone molto diverse tra loro che stanno cercando i giusti equilibri per poter costruire insieme.

La nostra promessa per il nuovo anno è di iniziare a condividere la bellezza che ora abbiamo l’onore di custodire; per questo ci stiamo organizzando per dare la possibilità a chi è interessato di collaborare al progetto di Parco delle Stagioni. Così che tra un paio d’anni, quando finalmente anche l’edificio sarà pronto per ospitarci, della nuova vita di villa Donà, di quel meraviglioso parco che la circonda e del suo frutteto saremo già affezionati in tanti, e quel luogo e le opportunità di nuova vita che offre saranno luogo e opportunità anche per Costabissara, i comuni limitrofi e per i loro cittadini.

Buon 2021 da tutti noi di Parco delle Stagioni!

“Cosa bolle in pentola?” – La rubrica di Ally, 11° episodio

Cari i miei lettori, qui il tempo vola! Dal mio ultimo post di fine ottobre siamo quasi a Natale. Nel frattempo al parco sono successe tante cose: l’orto ha continuato a produrre, abbiamo piantato piselli, spinaci, cipolle, aglio e i carciofi di Sant’Erasmo. Nei prossimi mesi speriamo che, nonostante tutto, quando sarà il tempo riusciremo anche a raccogliere.

Un evento su tutti, il più importante per noi che ci crediamo, è stato partecipare alla messa a dimora dei noccioli. Vivere quest’esperienza è stata una grande fortuna per me, ricca di significati profondi e di cooperazione. Il lavoro non è ancora finito, oggi abbiamo ripreso con la piantumazione degli ultimi 100 noccioli, sospesa per diversi giorni a causa del maltempo. In questo tipo di coltivazione siamo un gruppo alla prima esperienza, una squadra di numero variabile, al momento da 3 a 5 con età compresa tra i 24 e 70 anni, che funziona senza ‘capo né coda’, sullo stesso livello. All’inizio abbiamo ricevuto istruzioni per impostare il lavoro e poi via, ognuno di noi ha messo in campo ciò che meglio sa fare, senza aspettative, con spirito collaborativo, rispetto e fiducia reciproca. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo lavorato senza paura! Riprenderemo presto con lo stesso spirito.

Quando guardo il campo di noccioli, vedo le generazioni future che raccoglieranno non solo frutti ma anche un grande insegnamento. Io l’ho ricevuto da mio padre. Ce l’ha trasmesso ogni giorno, fino all’ultimo: non c’è fase della vita in cui ci sia un motivo per gettare la spugna; non esiste “tanto sono vecchio!”, ogni esempio di fiducia nel futuro va seminato, fino all’ultimo respiro, perché sarà raccolto dalle persone che restano. Niente sarà sprecato né dimenticato; se crediamo agli insegnamenti che provengono dalle nostre radici nulla succederà per caso. È la formula per cambiare il mondo!

Dei noccioli ci occuperemo con cura e amore, e a loro dedicheremo più racconti; l’avventura ‘terrena’ è appena iniziata e la strada sarà lunga ed emozionante, un po’ come questo incredibile 2020!

Ne approfitto per ringraziare le persone che ci incoraggiano, ci dimostrano grande affetto, coinvolgimento e supporto nel portare avanti il progetto di Parco delle Stagioni. Sappiamo bene che sarà un’avventura impegnativa, ma cosa sarebbe la vita senza sfide? Anche i carciofi di Sant’Erasmo mi hanno insegnato questa regola. Con le ultime piogge erano andati completamente sott’acqua, li guardavo un po’ perplessa e mi dicevo: “siete veneziani, cosa sarà per voi stare sommersi? Un’opportunità di crescita!”. Dopo qualche giorno, con sorpresa, ho trovato i carciofi riemersi e rinvigoriti, con più foglie. Sono grandi soddisfazioni e insegnamenti della natura.

Carciofi di Sant'Erasmo

A questo riguardo, concludo con un link a un articolo che potrebbe interessarvi: https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/carciofo-violetto-di-santerasmo/

Alla prossima,

Ally

nocciole motta

Rinasce il brolo fruttato! Intervista a Luciano “Il Nocciolaro”

Si chiama Luciano Borriero ma per noi lui è “Il Nocciolaro”, e da qualche mese è entrato ad onore nella cerchia degli Amici del Parco. A partire dal giorno in cui a Motta, stivali ai piedi e zappa fra le mani,  il Signor Zancan dell’Impresa del Verde ha detto a Flavio “conosco un signore con cui dovresti proprio parlare….”.

E lì, la scintilla. Come far ritornare quell’ettaro di terra accanto alla villa, contenuto tra Stradella N.H. Donà e Via S. Cristoforo, alla sua originaria natura di “brolo fruttato”? La risposta è già svelata: ricreando un vero e proprio frutteto con una specie preponderante, quella del nocciolo.

Ma ritorniamo a noi, anzi a Luciano. Perché per parlare di questo nuovo inizio abbiamo scelto di raccontare la storia di chi ci sta guidando lungo il percorso.

“Luciano, ma quando ti è passato per la testa di coltivare nocciole?”

“Nel 1997. Ma partiamo da un po’ prima, valà… perché è vero che le nocciole mi mantengono giovane, ma ho un po’ di anni alle spalle e il pezzo di storia che viene prima del ’97 spiega perché e percome”. Era l’8 dicembre di quest’anno strano… Nicola, Luciano ed io come tre amici al bar. Uno spritz, una coca e un cappuccino. Tempo ne avevamo. “Ok Luciano! …e prima che facevi?” 

“Ho sempre fatto l’agricoltore. Vengo dall’Alto Adige, ho la testa dura e la cultura del prendersi cura. Nell’80 ci siamo trasferiti a Fara Vicentino; ero già sposato con Rita da un pezzo, altoatesina anche lei e una testa forse più dura della mia. Inizio ad allevare visoni. Un allevamento importante, fino a dodicimila capi… 15 anni dopo chiudo tutto. Non era più remunerativo… mi ero stancato. Sono cambiato. Cambiano i tempi, si accumula esperienza, e cambia anche la sensibilità. Sarà forse anche per questo che, mentre stava prendendo forma un nuovo progetto, quando uno speculatore mi chiede di vendergli tutto, io non accetto. Un anno dopo cominciano a crescere i primi 500 noccioli. Ora solo a Fara sono 4000. Altrettanti a Vivaro, altri a Marano, Conco, Schio, in provincia di Belluno, a Zugliano.”

“Da visoni a noccioli… perché proprio noccioli?”

“È una pianta molto affascinante. Si adatta a ogni condizione… si difende dalle intemperie, neanche la grandine la mette in difficoltà. Guardati attorno: ne trovi da tutte le parti, fino a 1600 m di altitudine. Me ne sono innamorato ben prima che diventasse di moda! Sono stato il primo in provincia di Vicenza, e uno dei primi in Veneto. Del nocciolo non si butta via niente: i gusci ad esempio sono un ottimo combustibile. E con la potatura, ottieni legname per fare del cippato da ardere! E poi è interessante per richiesta, prezzo. E anche per la sua conservabilità: io essicco le nocciole e le vendo a una cooperativa quand’è il momento giusto, prestando attenzione alle oscillazioni dei prezzi di mercato. Ma quello che è interessante è chiudere il cerchio… così a Marano ho coinvolto un collega che ha predisposto un piccolo laboratorio. Ora produciamo mandorle tostate, sotto vuoto, sgusciate, aromatizzate, ma anche granella di nocciole, pasta di nocciole, biscotti e nocciolata!”

“Si possono dire “biologici” i tuo noccioleti?”

“‘Biologico’ per me non esiste… la nostra coscienza dev’essere biologica, la nostra testa! Io agisco in prevenzione: preferisco lavorare a favore di un ambiente che non sia adatto agli insetti nocivi… devi evitare che arrivino! Mi industrio con intrugli naturali: come la zeolite chabasite, maceri di ortica e di equiseto, una miniera tradotta in vegetale! Non diserbare… prendi la zappa! Lavora la terra… opera di ripuntatura. Così lasci in vita i lombrichi e gestisci pure la gramigna! Quando “circolo” tra i mei noccioli voglio vedere l’ape, la coccinella, il bombo, voglio vedere il lombrico che lavora… se non li vedo, qualcosa non va. Il territorio dobbiamo tenercelo stretto.”

Ci dice che vorrebbe far capire alle amministrazioni locali che per risolvere il problema dell’incuria causata dall’abbandono delle terre pedemontane basterebbe metterle a coltivazione… renderle produttive, e dare così lavoro anche a chi un lavoro non ce l’ha. Ricordiamoci sempre che ogni euro speso in prevenzione equivale a 9 euro in emergenza.

“Anche questa mattina mi sono svegliato presto. Incrocio Rita che mi chiede dove sto andando… “Devo parlare con le mie piante!” e lei, “Ah bene… l’ho sempre detto che ti sei preso una gran botta in testa!”

In effetti, prossimi a salutarci, Luciano ammette che forse forse il perché di quel radicale cambio di rotta non è poi così sorprendente, e che Rita ha ragione da vendere! Infatti, giusto a cavallo tra la fine dell’allevamento di visoni e l’inizio della coltivazione dei noccioli, un incidente serissimo in moto l’ha lasciato in coma per diversi minuti. Un’autentica botta in testa, insomma… di quelle che ti cambino la vita.

“Nella vita una cosa l’ho indovinata, credo. È quest’attività. Ragazzi, idee chiare e avanti tutta!”

Ci lasciamo fuori dal bar con la promessa di Luciano: “La prossima volta vi insegno a potare!” 

“I Custodi del Parco” – La Rubrica di Ally, 10° episodio

Parco delle Stagioni. Tardo pomeriggio rannuvolato di metà ottobre. Mi trovo nel cuore del parco e cammino con passi delicati tra ombre sempre più lunghe; ho cura di non fare rumore per confondermi in quel silenzio. Oggi il picchio non è al lavoro. Come gli occhi vedono nuove luci quando si abituano al buio, così io in quella quiete comincio a percepire nuove vibrazioni. Sono gli alberi che parlano… a chi ha il privilegio di essere lì ed il cuore per ascoltare, affidano a volte antichi segreti, a volte aggiornamenti spontanei sui loro stati d’animo. Mentre Magnolia sospira malinconica, Sequoia accoglie l’energia degli ultimi deboli raggi di sole per affrontare la notte che avanza.

E poi, d’improvviso: “PSSS PSSS PSSS…” Arriva da non so dove per richiamare la mia attenzione senza l’intenzione di allarmarmi…  eppure mi spavento! Sopraggiunge inaspettato mentre sono immersa nei miei pensieri. Sobbalzo agitata e meravigliata. Sospetto sia la voce del vento ma non vedo rami in movimento. E non ci sono il calore del legno né la freschezza di foglie in quella voce lontana; è un timbro sottile di bambino. Abbasso lo sguardo e scorgo due faccine che mi fissano: “Per tutti gli spiriti del parco, ma voi chi siete? Da quanto tempo siete lì?”

Quel che mi hanno raccontato e il luogo preciso in cui si trovano rimarranno un segreto, finché non avremo il piacere di passeggiare insieme nel parco. Allora vi inviterò a scovare questi furbetti; se vi affiderete all’ascolto, si faranno trovare loro! Sceglieremo un nome per i due ‘puttini’. Al momento li nomino I CUSTODI DEL PARCO, poi chissà.

Non ho ancora trovato notizie storiche su di loro; forse intervistando qualcuno della ‘vecchia guardia’ che nella villa ci ha lavorato tanti anni, ne sapremo di più; mi piacerebbe scoprire ad esempio qual era la loro collocazione originale. Il tempo darà risposte ne sono certa, basta avere pazienza.

Alla prossima, Ally

mela cotogna

“Antiche rarità al Parco delle Stagioni. La Signora Cotogna!” – La rubrica di Ally, 9° episodio

Cammino ai margini del campo per non calpestare la terra, mi sembrerebbe di rovinare il movimento dei cumuli naturalmente adagiati, pressandola; vedo in lontananza una luce, alzo gli occhi e un bell’albero con la chioma ampia appare laggiù. Puntinato di giallo luccicante. Mi avvicino, a terra c’è una mela cotogna!

Tra le mani la osservo, la rigiro, sembra fatta di ceramica. Per me è una prima volta da archiviare fra i ricordi dalla natura. La immagino dipinta in una natura morta da un maestro fiammingo o da Van Gogh. Trovo tante opere con la cotogna in primo piano, ne scelgo una di Van Gogh per condividerla con voi. Che ne dite?

Vincent Van Gogh, quadro su tela. “Natura morta con mele cotogne”.

Oggi vi lascerò qualche spunto per conoscere o riscoprire questo frutto, che ha tanta storia ma è quasi una rarità. Sono orgogliosa di poter dire che al parco delle Stagioni abbiamo un cotogno antico che sarà ben curato e valorizzato come si merita.

Scopro che in tutto il territorio italiano solamente pochi ettari sono dedicati a questa coltura, molti dei quali sono in Lombardia e Veneto. La cotogna è una mela gialla oro intenso, profumata, aspra; si mangia cotta. È il frutto del cotogno, uno dei più antichi alberi da frutto, coltivato già nel 2000 a.C. dai babilonesi.

Hanno due forme: la varietà a forma di mela è detta “mela cotogna”, mentre quella allungata è detta “pera cotogna”… come quelle nel quadro di Van Gogh.

Non vedo l’ora che arrivi il tempo della fioritura, verso fine aprile o inizio maggio, per ammirarne i fiori che sono bianchi o rosa, hanno 5 petali e corolle di 5-7 cm.

Conosciute sin dall’antichità, le mele cotogne per lungo tempo non vennero mangiate, ma destinate ad altri usi. Lo sapevate che le nostre nonne le usavano per profumare la biancheria? Il profumo è intenso ed è del tutto naturale.

Consumata cruda, risulta un po’ difficile da assaporare e, prima ancora, da addentare. Non si può dire che questo frutto sia molto appetibile e gustoso, ma una volta colto dall’albero a maturazione ultimata, il sapore migliora molto, soprattutto dopo qualche giorno. Chi non vuole proprio rinunciare alla possibilità di mangiarla fresca, può accompagnarla con del miele. È molto apprezzata per la preparazione di conserve, mostarde e marmellate.

Arrivata alla fine di questo piccolo viaggio nel giallo oro della cotogna, aggiungo delle parole di Salvatore Armando Santoro che scrive:

E corro ai giorni delle cose antiche
quando il piacer con poco si creava
bastava a volte un frutto di cotogna,
che il vecchio contadino ancora sogna.

Per approfondimenti:

Alla prossima, Ally

Villa Donà: nelle sue fragilità, tutto il fascino di un’anima vicentina

Sono iniziati i lavori di restauro e dopo tanti anni di equilibrio instabile Villa Donà si ritrova improvvisamente puntellata, e anche spogliata; libera dalle macerie che tempo e incuria le avevano rifilato e sotto la lente di chi la sta esaminando in ogni suo centimetro, “la Signora” ha messo in luce la sua anima fragile.

Proprio di questa fragilità ci parlano Francesco Rigon e Margherita Simonetti, gli architetti che si stanno occupando del progetto di restauro. Ci spiegano che Villa Donà, della tipologia di “villa veneta” – tradizione tipicamente vicentina delle architetture nobiliari – è espressione di una modalità del costruire che si può definire “di facciata”: all’aspetto esteriore molto esibitivo corrisponde una struttura – un’anima – labile, quasi precaria.
 
Quali evidenze ci portano a questo pensiero? Le possenti murature, erose dagli agenti atmosferici e dall’azione del tempo, che rivelano la loro consistenza incoerente (…) Questo argomento ti interessa? Iscriviti alla nostra newsletter per l’approfondimento completo! Vai al form iscrizione!

Parco delle Stagioni SRL Impresa Sociale: stradella Nh Donà snc, 36030 Motta di Costabissara (VI) – Unità Locale: Via Kennedy, 19, 36030 Motta di Costabissara (VI) – P IVA e CF: 04370200240 – Cap. Soc 10.000 € i.v.

In collaborazione con Al Brolo APS.

I lavori di rivalorizzazione della sede sono un progetto di Officina27 S.r.l.