Buongiorno albero! Come ti vedo oggi non ti ho mai visto: la luce ti sfiora e illumina i segni che porti con dignità. Sono delle cicatrici. Mi racconti che sono segni di corde… per orgoglio non le ostenti. Ti ascolto, sono tutta cuore, parlami! “Ero giovane quando mi legarono, al tempo non conoscevo nulla del mondo, non sapevo che la pioggia marcisce, il vento sradica e le giovani radici spesso non resistono alle avversità del tempo. Ero forte e la mia corteccia perfetta, il sole mi scaldava e io ero raggiante nella mia perfezione. Ma un giorno mi ritrovai legato e arrabbiato, ferito da una disciplina che non avevo cercato. 

Per raccontarti cosa poi è accaduto, come il mio destino si sia trasformato, attingo da antiche memorie: lo sai che la parola CICATRIX ha come radice CINGERE, cioè “legare attorno”? Significa connettere i tessuti circostanti la ferita, rimasti illesi, capaci di partecipare alla sua guarigione (fonte: qui). Le vedi allora queste cicatrici? Rappresentano la mia guarigione! Decisi infatti di  trasformare la rabbia in energia rigenerativa. Capii che il mio problema era un’opportunità per tirare fuori la mia forza e capire come prendermi cura di me stesso. Così continuai a crescere più radicato di prima, mi piegai magari un po’ ma senza mai spezzarmi. 

Ora guardo la mia cicatrice e mi sento coraggioso: convivo con essa come con la natura che mi circonda. Questo sono io! Sono felice che sia grazie ad essa che mi hai notato, non per la mia altezza o per le mie foglie. Cara Ally, io ho fatto del mio meglio per rigenerare la mia corteccia, fino a capire che in questo mio operare ho migliorato me stesso. Non stancarti mai di rivedere le tue idee, di porti dubbi e domande sulla vita, l’apertura mentale non genererà mai una ferita!’

Motivata da questo racconto inaspettato, ho poi indagato su quali tecniche un albero utilizzi per difendersi dalle aggressioni. Ecco un estratto di un articolo sull’argomento: “Gli alberi non riparano le ferite. (…) Se sbuccio un albero, anche solo una piccolissima interruzione della sua corteccia, ho creato un danno permanente: il tessuto lesionato sarà perduto per sempre, e preda in breve tempo di funghi ed ogni altro insetto lignivoro. Ma l’albero è in grado di isolare il tessuto lesionato in un’area confinata, preservando i tessuti sani e vitali (…)  L’albero attiva 4 diverse barriere: le prime tre sono costituite da aggregati chimici, già depositati nel legno, con funzioni antisettiche. Hanno la funzione di rallentare l’avanzata del marciume. (…) In altre parole l’albero prende tempo, di cui dispone in abbondanza, e quindi lo impiega a suo favore. La barriera numero 4 è il prodigio dell’albero: si tratta di un tessuto nuovo, sullo strato più esterno del legno vivo, in grado di bloccare l’avanzata dei patogeni: separerà per sempre tutto il legno lesionato dal nuovo legno che l’albero produrrà da quel momento in avanti.” 

Per approfondimenti: https://www.potatura-alberi-treeclimbing.it/come-si-difende-un-albero

Alla prossima, Ally