Rinasce il brolo fruttato! Intervista a Luciano “Il Nocciolaro”
Si chiama Luciano Borriero ma per noi lui è “Il Nocciolaro”, e da qualche mese è entrato ad onore nella cerchia degli Amici del Parco. A partire dal giorno in cui a Motta, stivali ai piedi e zappa fra le mani, il Signor Zancan dell’Impresa del Verde ha detto a Flavio “conosco un signore con cui dovresti proprio parlare….”.
E lì, la scintilla. Come far ritornare quell’ettaro di terra accanto alla villa, contenuto tra Stradella N.H. Donà e Via S. Cristoforo, alla sua originaria natura di “brolo fruttato”? La risposta è già svelata: ricreando un vero e proprio frutteto con una specie preponderante, quella del nocciolo.
Ma ritorniamo a noi, anzi a Luciano. Perché per parlare di questo nuovo inizio abbiamo scelto di raccontare la storia di chi ci sta guidando lungo il percorso.
“Luciano, ma quando ti è passato per la testa di coltivare nocciole?”
“Nel 1997. Ma partiamo da un po’ prima, valà… perché è vero che le nocciole mi mantengono giovane, ma ho un po’ di anni alle spalle e il pezzo di storia che viene prima del ’97 spiega perché e percome”. Era l’8 dicembre di quest’anno strano… Nicola, Luciano ed io come tre amici al bar. Uno spritz, una coca e un cappuccino. Tempo ne avevamo. “Ok Luciano! …e prima che facevi?”
“Ho sempre fatto l’agricoltore. Vengo dall’Alto Adige, ho la testa dura e la cultura del prendersi cura. Nell’80 ci siamo trasferiti a Fara Vicentino; ero già sposato con Rita da un pezzo, altoatesina anche lei e una testa forse più dura della mia. Inizio ad allevare visoni. Un allevamento importante, fino a dodicimila capi… 15 anni dopo chiudo tutto. Non era più remunerativo… mi ero stancato. Sono cambiato. Cambiano i tempi, si accumula esperienza, e cambia anche la sensibilità. Sarà forse anche per questo che, mentre stava prendendo forma un nuovo progetto, quando uno speculatore mi chiede di vendergli tutto, io non accetto. Un anno dopo cominciano a crescere i primi 500 noccioli. Ora solo a Fara sono 4000. Altrettanti a Vivaro, altri a Marano, Conco, Schio, in provincia di Belluno, a Zugliano.”
“Da visoni a noccioli… perché proprio noccioli?”
“È una pianta molto affascinante. Si adatta a ogni condizione… si difende dalle intemperie, neanche la grandine la mette in difficoltà. Guardati attorno: ne trovi da tutte le parti, fino a 1600 m di altitudine. Me ne sono innamorato ben prima che diventasse di moda! Sono stato il primo in provincia di Vicenza, e uno dei primi in Veneto. Del nocciolo non si butta via niente: i gusci ad esempio sono un ottimo combustibile. E con la potatura, ottieni legname per fare del cippato da ardere! E poi è interessante per richiesta, prezzo. E anche per la sua conservabilità: io essicco le nocciole e le vendo a una cooperativa quand’è il momento giusto, prestando attenzione alle oscillazioni dei prezzi di mercato. Ma quello che è interessante è chiudere il cerchio… così a Marano ho coinvolto un collega che ha predisposto un piccolo laboratorio. Ora produciamo mandorle tostate, sotto vuoto, sgusciate, aromatizzate, ma anche granella di nocciole, pasta di nocciole, biscotti e nocciolata!”
“Si possono dire “biologici” i tuo noccioleti?”
“‘Biologico’ per me non esiste… la nostra coscienza dev’essere biologica, la nostra testa! Io agisco in prevenzione: preferisco lavorare a favore di un ambiente che non sia adatto agli insetti nocivi… devi evitare che arrivino! Mi industrio con intrugli naturali: come la zeolite chabasite, maceri di ortica e di equiseto, una miniera tradotta in vegetale! Non diserbare… prendi la zappa! Lavora la terra… opera di ripuntatura. Così lasci in vita i lombrichi e gestisci pure la gramigna! Quando “circolo” tra i mei noccioli voglio vedere l’ape, la coccinella, il bombo, voglio vedere il lombrico che lavora… se non li vedo, qualcosa non va. Il territorio dobbiamo tenercelo stretto.”
Ci dice che vorrebbe far capire alle amministrazioni locali che per risolvere il problema dell’incuria causata dall’abbandono delle terre pedemontane basterebbe metterle a coltivazione… renderle produttive, e dare così lavoro anche a chi un lavoro non ce l’ha. Ricordiamoci sempre che ogni euro speso in prevenzione equivale a 9 euro in emergenza.
“Anche questa mattina mi sono svegliato presto. Incrocio Rita che mi chiede dove sto andando… “Devo parlare con le mie piante!” e lei, “Ah bene… l’ho sempre detto che ti sei preso una gran botta in testa!”
In effetti, prossimi a salutarci, Luciano ammette che forse forse il perché di quel radicale cambio di rotta non è poi così sorprendente, e che Rita ha ragione da vendere! Infatti, giusto a cavallo tra la fine dell’allevamento di visoni e l’inizio della coltivazione dei noccioli, un incidente serissimo in moto l’ha lasciato in coma per diversi minuti. Un’autentica botta in testa, insomma… di quelle che ti cambino la vita.
“Nella vita una cosa l’ho indovinata, credo. È quest’attività. Ragazzi, idee chiare e avanti tutta!”
Ci lasciamo fuori dal bar con la promessa di Luciano: “La prossima volta vi insegno a potare!”