“Antiche rarità al Parco delle Stagioni. La Signora Cotogna!” – La rubrica di Ally, 9° episodio
Cammino ai margini del campo per non calpestare la terra, mi sembrerebbe di rovinare il movimento dei cumuli naturalmente adagiati, pressandola; vedo in lontananza una luce, alzo gli occhi e un bell’albero con la chioma ampia appare laggiù. Puntinato di giallo luccicante. Mi avvicino, a terra c’è una mela cotogna!
Tra le mani la osservo, la rigiro, sembra fatta di ceramica. Per me è una prima volta da archiviare fra i ricordi dalla natura. La immagino dipinta in una natura morta da un maestro fiammingo o da Van Gogh. Trovo tante opere con la cotogna in primo piano, ne scelgo una di Van Gogh per condividerla con voi. Che ne dite?
Oggi vi lascerò qualche spunto per conoscere o riscoprire questo frutto, che ha tanta storia ma è quasi una rarità. Sono orgogliosa di poter dire che al parco delle Stagioni abbiamo un cotogno antico che sarà ben curato e valorizzato come si merita.
Scopro che in tutto il territorio italiano solamente pochi ettari sono dedicati a questa coltura, molti dei quali sono in Lombardia e Veneto. La cotogna è una mela gialla oro intenso, profumata, aspra; si mangia cotta. È il frutto del cotogno, uno dei più antichi alberi da frutto, coltivato già nel 2000 a.C. dai babilonesi.
Hanno due forme: la varietà a forma di mela è detta “mela cotogna”, mentre quella allungata è detta “pera cotogna”… come quelle nel quadro di Van Gogh.
Non vedo l’ora che arrivi il tempo della fioritura, verso fine aprile o inizio maggio, per ammirarne i fiori che sono bianchi o rosa, hanno 5 petali e corolle di 5-7 cm.
Conosciute sin dall’antichità, le mele cotogne per lungo tempo non vennero mangiate, ma destinate ad altri usi. Lo sapevate che le nostre nonne le usavano per profumare la biancheria? Il profumo è intenso ed è del tutto naturale.
Consumata cruda, risulta un po’ difficile da assaporare e, prima ancora, da addentare. Non si può dire che questo frutto sia molto appetibile e gustoso, ma una volta colto dall’albero a maturazione ultimata, il sapore migliora molto, soprattutto dopo qualche giorno. Chi non vuole proprio rinunciare alla possibilità di mangiarla fresca, può accompagnarla con del miele. È molto apprezzata per la preparazione di conserve, mostarde e marmellate.
Arrivata alla fine di questo piccolo viaggio nel giallo oro della cotogna, aggiungo delle parole di Salvatore Armando Santoro che scrive:
E corro ai giorni delle cose antiche quando il piacer con poco si creava bastava a volte un frutto di cotogna, che il vecchio contadino ancora sogna.